Samhain

La Ruota dell’anno continua a girare, e siamo giunti al tempo di Samhain l’ultima festa del raccolto, la fine del ciclo agricolo con la raccolta finale.

Momento in cui la terra ha già dato tutti i suoi frutti e così si effettua l’ultimo raccolto e l’immagazzinamento dello stesso per prepararsi all’Inverno, i frutti che rimanevano nei campi dopo la notte non potevano più essere presi perché ormai appartenevano agli spiriti a cui venivano offerti affinché portassero abbondanza nei futuri cicli.

Per questo i rituali prevedevano dei ringraziamenti per ciò che la terra aveva donato e la preparazione spirituale al nuovo anno, a tal proposito la gente spegneva il fuoco che aveva in casa (rappresentazione del vecchio anno) per riaccenderlo con la nuova fiamma (nuovo anno).

Questo è un Sabba molto importante, un giorno di confine tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti in quanto è il momento in cui il velo tra i due mondi si assottiglia fino a sparire; anche per questo è il periodo giusto dedicato a commemorare e celebrare gli antenati.

La natura muore, con la promessa della rinascita; in questo giorno possiamo, infatti, lavorare sul concetto di morte e rinascita, un momento oscuro di grande introspezione e raccoglimento. Samhain è anche il Capodanno celtico, il confine tra la parte Oscura e quella Luminosa dell’anno, le due metà che, appunto, formano l’anno.

La terra, in superficie apparentemente spoglia, secca, senza vita, in realtà custodisce nel suo grembo umido e caldo il seme della vita, pronta a germogliare dopo il freddo dei mesi invernali e a rinascere.

Mabon è stato un momento di bilancio di ciò che è stato fatto, non fatto, ottenuto o no ed è stato il momento di interrogarsi su cosa vorremmo per il futuro e cosa dobbiamo lasciare andare; Samhain è un momento introspettivo ancora più profondo, ora è il tempo di scendere nelle tenebre di noi stessi.

Bisogna spogliarsi di ciò che è esteriore, lasciar andare quegli aspetti di noi che non appartengono alla nostra essenza, quei comportamenti che adottiamo, ma che magari accettiamo passivamente e non ci contraddistinguono davvero. Lasciamo andare il nostro io materiale ed esploriamo le profondità di chi siamo senza involucro, preconcetti e maschere.

Prendiamoci del tempo per stare con noi stessi, per ritrovare il vero nucleo prima di riaffacciarci di nuovo al mondo. 

Ritrovato il nostro vero io e fortificati da questo tuffo nelle tenebre di noi stessi, alla scoperta della nostra luce, tagliamo completamente con ciò che ci lasciamo alle spalle! 

Essendo Samhain il Capodanno celtico è arrivato il momento dei buoni propositi.

Cosa lasciamo nell’anno vecchio e cosa vogliamo portare e coltivare nel nuovo anno? 

Bisogna concentrarsi sull’oscurità che verrà, non ci sono più proroghe o ritardi, il tempo è giunto! Bisogna concludere qualsiasi commercio non finito in Estate, saldare i debiti e riscattare i crediti ed eventualmente riscuotere gli interessi.

Proseguiremo sulle nostre vie già sancite, ma ogni cosa non portata a termine, magari quei propositi non rispettati o si lasciano andare definitivamente o bisogna affrettarsi a concluderli e archiviarli.

Il termine Samhain deriva dall’antico irlandese e significa letteralmente “fine dell’Estate” (da sam, Estate), la festa celtica che celebra l’inizio dell’Inverno e del nuovo anno.

La parola Halloween, invece, ha origine all’interno della tradizione cattolica. 

Ogni santo ha un suo giorno personale, ma il primo novembre è dedicato a tutti i santi. La festività venne spostata proprio al 1º a partire dal VII secolo e raddoppiata con la festività dei Morti per volere di Papa Bonifacio IV, per inglobare i rituali di Samhain ancora praticati dalla gente dei territori agricoli dando vita a questo miscuglio di tradizioni contadine, molto diverse tra loro sia nelle regioni italiane e nel mondo e creando questo amore-odio per la festività non chè la non chiara provenienza.

La parola “Halloween”, deriva appunto da “Hallow”, o persona santa e da “een”, contrazione di “even”, che indica la sera/notte prima. Quindi Halloween è l’abbreviazione scozzese di Allhallow-even, che significa “la Vigilia di Ognissanti, ultima notte di Ottobre”.

Negli Stati Uniti la festa è molto più sentita rispetto all’Italia, da noi l’accettazione di una festività che già apparteneva ai nostri avi sta avvenendo solo negli ultimi anni. Negli USA si è diffusa progressivamente a partire da metà dell’800 grazie agli irlandesi che immigrarono in seguito ad una forte carestia, fondendo così ciò che rimaneva delle tradizioni celtiche ancora in uso nelle comunità rurali e l’interpretazione delle stesse nelle ex colonie.

La tradizione delle zucche intagliate è a sua volta molto antica perché sempre i celti, durante la vigilia di Samhain, erano soliti intagliare volti mostruosi nelle rape per tenere lontani gli spiriti cattivi, le case erano aperte, ma per antenati e spiriti benevoli; la credenza diceva che i volti mostruosi potessero tenere lontani gli spiriti non ben intenzionati.

Le rape vennero sostituite con le zucche quando gli irlandesi giunti negli Stati Uniti scoprirono che queste ultime, lì molto diffuse, si prestavano meglio a essere intagliate.

Immagino però vi starete chiedendo quali siano queste tradizioni italiane legate a questa festività:

In Piemonte e in Val D’Aosta si è soliti lasciare la tavola imbandita e ci si reca a far visita ai propri cari al cimitero cosicché i cari defunti possano consumare il pasto in pace con la casa vuota mentre i parenti abbelliscono le tombe con fiori freschi.

Nelle montagne dove sono cresciuta, in Canavese, si è soliti più precisamente preparare la colazione la sera prima. Con la mia mamma, dopo la morte di mio papà, alla vigilia dei morti apparecchiavamo la tavola con le cose che papi preferiva mangiare e gli lasciavamo anche una sigaretta (lui è sempre stato un fumatore), la tavola restava imbandita dalla sera della vigilia fino quasi all’ora di pranzo del giorno dei morti.

Questa foto è stata scattata nel 2013 ed è la colazione lasciata al mio papà per quell anno

Dopo che è mancata anche la mia mamma, con mia moglie abbiamo iniziato a preparare il 31 Ottobre sera, per motivi logistici perché il 2 Novembre non è un giorno di festa e andando a lavoro al mattino diventava complicato lasciare la tavola imbandita. Vi dirò la verità quella notte sono certa di aver sentito il rumore inconfondibile che fanno le sedie della cucina quando vengono spostate per sedersi e alla mattina entrando nella stanza ho sentito odore di sigaretta (ovviamente all’esterno la tavola era intatta come l’avevo lasciata la sera prima), spiritualmente sono certa che i miei genitori e le nonne di Hele siano passati a godersi la colazione.

Quest anno abbiamo deciso di lasciar qualcosa anche per gli spiriti che non conosciamo o che non sono per forza nostri parenti; lasceremo la casa aperta, ovviamente dopo aver fatto un rituale di purificazione e decretando allo scacciaspiriti di far passare solo spiriti con buone intenzioni.

Cercando online ho trovato anche altre tradizioni italiane per questo giorno:

in Lombardia, la notte tra l’1 e il 2 novembre si suole ancora mettere in cucina un vaso di acqua fresca perché i morti possano dissetarsi.

In Friuli si lascia un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane.

Nel Veneto, per scongiurare la tristezza, nel giorno dei morti gli amanti offrono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti “Ossi da Morti”.

In Trentino le campane suonano per molte ore a chiamare le anime che si dice si radunino intorno alle case a spiare alle finestre. Anche in questa regione si lascia la tavola apparecchiata e il focolare resta acceso durante la notte.

Nelle campagne cremonesi ci si alza presto la mattina e si rassettano subito i letti affinché le anime dei cari possano trovarvi riposo.

In Liguria la tradizione vuole che il giorno dei morti si preparino i “bacilli” (fave secche) e i “balletti” (castagne bollite). Tanti anni fa, alla vigilia del giorno dedicato ai morti i bambini si recavano di casa in casa per ricevere il “ben dei morti” (fave, castagne e fichi secchi), poi dicevano le preghiere e i nonni raccontavano storie e leggende paurose.

In Umbria si producono tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti “Stinchetti dei Morti”, che si consumano da antichissimo tempo nella ricorrenza dei defunti quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire le carezze dei cari che non ci sono più. Sempre in Umbria si svolge ancora oggi la Fiera dei Morti, una sorta di rituale che simboleggia i cicli della vita.

In Abruzzo, oltre all’usanza di lasciare il tavolo da pranzo apparecchiato, si lasciano dei lumini accesi alla finestra, tanti quante sono le anime care, e i bimbi si mandano a dormire con un cartoccio di fave dolci e confetti come simbolo di legame tra le generazioni passate e quelle presenti.

A Roma la tradizione voleva che, il giorno dei morti, si consumasse il pasto accanto alla tomba di un parente per tenergli compagnia.

In Sicilia il 2 novembre è una festa particolarmente gioiosa per i bambini. Infatti vien fatto loro credere che, se sono stati buoni e hanno pregato per le anime care, i morti torneranno a portar loro dei doni. Quando i fanciulli sono a dormire, i genitori preparano i tradizionali “pupi di zuccaro” (bambole di zucchero), con castagne, cioccolatini e monetine, li nascondono e al mattino i bimbi iniziano la ricerca.

In Sardegna la mattina del 2 novembre i ragazzi si recano per le piazze e di porta in porta per chiedere delle offerte e ricevono in dono pane fatto in casa, fichi secchi, fave, melagrane, mandorle, uva passa e dolci. La sera della vigilia anche qui si accendono i lumini e si lascia la tavola apparecchiata e le credenze aperte.

Questo Sabba è così conosciuto e radicato nelle tradizioni non solo delle varie regioni italiane, ma di tutto il mondo (un ulteriore esempio è il festeggiamento del giorno dei morti in Messico), che contiene molteplici modi per celebrarlo, per evitare di dilungarmi tantissimo in rituali celebrativi non miei specificherò solo come festeggio solitamente:

-in questi giorni mi prenderò dei momenti per me per scendere nelle mie tenebre e fare il punto della situazione, cosa taglio e cosa voglio cominciare? Oltre al chi sono davvero spogliata di ogni maschera (non sarà facile).

-vado su in montagna a portare i fiori freschi ai miei al cimitero e lascio una sigaretta a mia zia per la tavola che lei prepara per mio papà, suo fratello. Solitamente cerchiamo di salire nel weekend prima di Halloween perché il 31 Ottobre voglio essere a casa a Torino.

-il 31 solitamente mangiamo qualcosa di tematico, festeggiamo con amiche oppure vediamo uno dei film dedicati a questo giorno ed entro mezzanotte preparo la tavola per i nostri cari.

-lascio fuori la porta di casa un calderone pieno di caramelle e cioccolatini in modo che i bimbi e i ragazzini possano servirsi da soli durante il loro “dolcetto o scherzetto”.

-se, ma non ne sono certa, comunque se per caso da quando farà buio del giorno 31 dovessi uscire sicuramente mi maschererei.

Nella mia famiglia è sempre stata usanza mascherarsi al calar delle tenebre del 31 Ottobre per mescolarsi pacificamente con le anime erranti degli spiriti cosicché non potessero vederci in volto.

Ho passato negli anni dei Samhain tranquilli più dediti alla meditazione e al contatto con gli spiriti, altri dove andavo a raduni con altre streghe, altri ancora organizzando feste-cene a tema Halloween con tantissima gente in casa!

Feste in maschera, gare di torte e piatti a tema, il tipico dolcetto scherzetto e la pesca delle mele nel calderone, tradizione molto importante per celebrare questo Sabba che negli ultimi anni per motivi di tempo e di freddo non ho più fatto.

Praticamente si mettono le mele in un calderone pieno di acqua e si cerca di pescare la mela con la bocca senza l’uso delle mani. Se si riesce nell’intento sarà un anno fortunato! Si usa poi seppellire la mela pescata affinché germogli come i buoni propositi che si hanno fatto per l’anno avvenire.

Aneddoto divertente: immaginate 30 persone truccate e vestite a tema che immergono il viso e fanno sciogliere il loro trucco, nonché mordicchiano varie mele in un calderone condiviso… Ecco per motivi di igiene ogni tot persone abbiamo sempre fatto un cambio di acqua… L’aneddoto racconta la storia di quando il cugino di Hele cambiò l’acqua proprio prima della mia immersione senza rendersi conto di averla messa bollente! Feci una pesca della mela con pulizia del viso e apertura di ogni poro!

Il momento incriminato…

Condivido con voi alcune foto scattate negli anni: …

Io e mia moglie nel 2018 che riutilizziamo gli abiti del matrimonio…
Quando lavoravo nelle scuole ho sempre fatto preparare ai bimbi dei porta dolci e fornivo di dolcetti la classe
Un raduno di streghe dove abbiamo festeggiato proprio Samhain (2013)
L’outfit mio e di Hele prima del raduno
Torta che avrebbe dovuto sembrare un cervello
Parte della mia Coven, semplicemente noi con il calderone delle mele dietro pronte a tentare la pesca

Zucche, ragnatele, ragni e cappelli a punta non mancano per decorare i nostri altari e casa in generale!

Altare della cucina
Dolcetti
Il mio altare per Samhain
Candela tematica
Altare di Hele

Condivido con voi la mia poesia “Notte di Samahin” contenuta nel mio libro di poesie Magik

NOTTE DI SAMHAIN

Non si ode il crepitar del focolare
Tutti in silenzio nelle buie case
Si attende in quiete il nuovo anno
Lo scudo si abbassa e non c’è inganno
Il velo precipita in fondo
Due mondi così diversi nel profondo In contatto potrai entrar
Se con indosso una maschera nella notte vorrai girar
Nel sottil confine tra la vita e la morte
Nelle tenebre si danza per tutta la notte

Vi saluto con una considerazione…

Negli ultimi anni argomenti come “oscurità”, “tenebre” e cambiamento vengono trattati come qualcosa di negativo. Io dopo molta meditazione, autoanalisi e allineamento sia con le festività della ruota dell’anno e sia con le fasi lunari, ho imparato a vivere il cambiamento in modo positivo dicendomi sempre che cambiamento non è perdita, ma evoluzione e la discesa nelle tenebre è un momento assolutamente normale che fa parte di chi sono esattamente quanto la mia luce. Ho fatto pace e accettato le mie tenebre da un po’, non allontano o nascondo le cose che convenzionalmente sono indicate come negative, oscure. Le mie tenebre e il mio lato oscuro fanno parte di chi sono e Samahin è proprio questo la Terra si prepara al riposo e all’oscurità e noi con lei dobbiamo vivere questo momento di buio non come un qualcosa che presto passerà, ma come un passaggio in continuo divenire, l’altra faccia della stessa medaglia.

E voi? Come passerete questa festività?

Ci leggiamo presto con il prossimo post “cosa si mangia a Samhain” e una parentesi sul “dolcetto-scherzetto”!

Byeeeeee

9 pensieri su “Samhain

  1. Davvero meraviglioso, complimenti!… E ricco di spunti che cercherò di usare per me stessa.
    Le mele sono il mio frutto autunnale e invernale preferito: mi piacerebbe provare il gioco!
    E le decorazioni e l’altare sono fantastici…
    Io questo giro mi accontento di un angolino sulla mia libreria quasi vuota… ma da Imbolc in poi (credo e spero) potrò avere un altare tutto mio nella mia nuova casa!
    Credo che il mio Samhain sarà molto tranquillo, anche perché non ho persone con cui riunirmi al momento: discenderò nei miei inferi e guarderò un film a tema.
    Aspetto il post sul cibo!

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  2. Ma che meraviglia, complimenti!! e quante foto belle!! Mi piace davvero molto come prepari i tuoi altari, sei bravissima a dargli quel tocco in più che richiama proprio l’atmosfera della festa. I tuoi spunti sono davvero interessanti 😉

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