Yule

Sentite anche voi suon di campanelle tintinnare nell’aria?
Vedete anche voi lucine che scintillano ad intermittenza a rischiarare le notti più scure?

Yule è ormai alle porte!

Parliamo di questo meraviglioso Sabba che si celebra il giorno del Solstizio d’Inverno.
Innanzitutto il Solstizio d’Inverno è il momento in cui le ore di buio sono al loro massimo: siamo inesorabilmente nelle tenebre più totali ed è il giorno più corto dell’anno.

Yule, infatti, a differenza degli altri Sabba, non è un festival del fuoco, bensì delle luci. Le protagoniste sono candele e lanterne volte a celebrare la protezione di una “Luce” appena nata che va appunto protetta e custodita, invece che celebrare attraverso grandi falò.

Un Sabba che rappresenta la rinascita della Luce nella notte più lunga dell’anno, il Dio Sole nasce dalla Dea portando la speranza del nuovo ciclo produttivo della Terra, i primi timidi raggi cercano di squarciare un Inverno ancora lungo e freddo (quest anno a Torino particolarmente) che è appena iniziato; le giornate di un minutino al giorno riprendono ad allungarsi.
Il nascituro in Primavera diverrà un giovane uomo e nei mesi in cui l’astro diurno raggiungerà la maggiore potenza darà il suo seme accoppiandosi con la madre-sposa e così sarà assicurata la continuità del ciclo dell’anno e con essa la fertilità e il nuovo raccolto.

Re Agrifoglio lascia lo scettro a Re Quercia soccombendo a lui nella loro epica e infinita battaglia ( potete leggere la storia di Re Agrifoglio e Re Quercia nel mio articolo su Litha )

Diamo per cui il benvenuto a Re Quercia, al Dio appena nato come nuovo Sole con simboli di luce e di rinascita; simboli poi ripresi nella celebrazione del Natale (la nascita di Cristo peraltro è definita la nascita della “luce del mondo”).

Ecco i simboli:

– l’albero sempreverde, che rappresenta la vita che non muore mai, in quanto mantiene le sue foglie tutto l’anno, simboleggiando così la persistenza della vita anche attraverso il freddo e l’oscurità dell’Inverno; per questo principi della festa e decorati con solennità

un pezzo del nostro alberello

– le campanelle appese ai rami (la tradizione dice che le campanelle tintinnano quando uno spirito è vicino), venivano messe sui rami per riconoscere quando un antenato veniva in visita, ora si è soliti usare palline e pelliccette

– le già citate candele e lanterne, adesso in parte sostituite dalle più moderne lucine ad intermittenza non solo sull’albero

– vischio e agrifoglio sui quali mi soffermo un momento…

L’agrifoglio è un albero o arbusto sempreverde, i suoi colori risplendono nel paesaggio candido invernale e proprio perché le sue bacche maturano in questo periodo, viene considerato simbolo di eternità.

Considerato, insieme alla Quercia sacro per la ricorrenza dell’eterna battaglia tra Re Quercia e Re agrifoglio, utilizzato oltre che per i rituali anche per l’addobbo delle proprie dimore e usato come talismano durante i Saturnali.

L’agrifoglio ha il dono di abbellire la terra dopo la caduta delle foglie e di offrire riparo dal freddo alle piccole creature magiche del piccolo popolo.

Il vischio è una pianta semi-parassita che cresce sui rami degli alberi grazie all’aiuto degli uccelli che cibandosi dei suoi frutti e dei semi, ne favoriscono la disseminazione. Per nutrirsi e vivere questa pianta fa penetrare le sue radici nel ramo dell’albero che la ospita in modo da assorbire la linfa. In più, essendo dotata di clorofilla attinge nutrimento in autonomia da acqua, anidride carbonica e luce del sole.

Per via della similitudine che c’è tra le sue bacche bianche e lo sperma maschile, il vischio è considerato il simbolo della vita e della rigenerazione, perché mentre l’albero a cui si attacca è nel suo periodo di morte apparente, questa pianta cresce e i suoi frutti maturano.

È tradizione appendere il vischio sulla porta o tenerne dei ramoscelli in casa come buon auspicio per l’anno nuovo; da qui anche l’antica usanza del baciarsi sotto il vischio.

Un simbolo rimasto maggiormente nella tradizione pagana invece è il Ceppo di Yule: una delle più antiche tradizioni, risalente almeno al XII secolo.

Si usava dare alle fiamme, solitamente nel camino, un tronco di legno e veniva poi lasciato ardere anche nelle successive dodici notti fino all’Epifania.
Il fuoco brucia il vecchio a favore del nuovo annullando con il suo potere le vecchie paure, il passato, i dubbi e tutto ciò di negativo.

È davvero arrivato il momento di rinnovare le nostre promesse di cambiamento, di rinforzare i nostri buoni intenti per far sorgere in noi un nuovo essere di luce.

I resti del Ceppo venivano poi conservati in quanto di buon auspicio per favorire il raccolto, l’allevamento, la fertilità delle donne e degli animali e a protezione della casa.

Anche se i resti del Ceppo possiedono delle grandissime proprietà magiche e la tradizione di lasciar ardere questo legno è secolare e meravigliosa adesso si tende a non bruciare un Ceppo a meno che si possieda un camino o una stufa idonea e si preferisce crearne uno e usarlo come centrotavola o semplicemente decorativo.

Io non sono molto ferrata nell’intagliare il legno o creare centrotavola, ogni anno trovo idee originali e bellissime, ma preferisco lasciare il mio Ceppo “vergine”, il Ceppo donatomi da mia zia anni fa e semplicemente lo abbellisco con un nastro bianco per poi decorare intorno.

Conservo poi il Ceppo con il nastro dentro all’altare e verso Yule lo tiro nuovamente fuori, lo purifico con dell’incenso alla salvia, lavo e asciugo il nastro bianco per poi “decorare” nuovamente il mio legno.

Un’usanza che ha preso piede è anche quella di creare il Ceppo di cioccolato, preso proprio dalla tradizione del Ceppo di Yule il famoso Ciocco Natalizio o Tronchetto di Natale, la ricetta sarebbe stata inventata da un pasticciere intorno al 1945.

I colori di questa festività sono:

– bianco: per rappresentare l’Inverno in arrivo e celebrare il totale riposo della terra magari proprio sotto una coltre di candida neve. È il colore più luminoso, somma di tutta la gamma cromatica ed è anche il colore di chi intraprende nuove strade e quindi simboleggia i nuovi inizi, quando ci si libera dai fardelli del passato.

– verde: come la speranza, la natura che presto tornerà a splendere, richiamo agli abeti.

– rosso: colore simbolo di vitalità e rinascita, ma anche il colore dell’amore e della famiglia e per questa festa non poteva esserci significato più azzeccato: è tipico di questa stagione il “ritorno” alle tradizioni e alle proprie radici. Il rosso, che entra nelle case attraverso gli addobbi, diventa così una sferzata di energia visiva e un elemento di buon auspicio.

– oro: per richiamare il colore del Sole appena nato

– argento: ricorda il colore della Luna e richiamo alla Dea Crona simboleggiando la sua saggezza.

La parola Yule tradotta significa “ruota”, proprio la ruota che rappresenta l’intero anno solare (la Ruota dell’anno) ed è la ruota che sotto forma di ghirlanda viene posta fuori da ogni porta, per fare gli auguri di buona fortuna per l’anno a venire.

la nostra ghirlanda di quest anno

La ghirlanda rappresenta proprio il simbolo della ruota che gira sempre, il cerchio che non ha fine quindi la vita con i suoi cicli ed eterni ritorni. Noi come ho già mostrato più di una volta siamo solite mettere una ghirlanda diversa per ogni Sabba a rappresentare il cambio stagionale e di buon auspicio per l’anno.

Yule con i suoi riti e tradizioni dovrebbe essere vissuta come un momento di pace, di ricongiungimento con i propri cari e di amore, apprezzando le cose semplici.

I Saturnali:

I Romani festeggiavano il Dio Saturno con i Saturnali che avevano inizio a metà Dicembre per finire il primo Gennaio.
Gli schiavi venivano resi liberi, durante questi festeggiamenti era proprio sovvertito l’ordine sociale: in un mondo alla rovescia, gli schiavi potevano considerarsi temporaneamente degli uomini liberi, e potevano comportarsi di conseguenza.

I Romani usavano placare le divinità che venivano fuori dalle profondità del suolo e che vagavano in corteo per tutto il periodo invernale, quando appunto la terra riposa incolta a causa delle condizioni atmosferiche; con l’offerta di doni e di feste in loro onore.

Erano per cui soliti fare lauti pranzi e scambiarsi regali di buona fortuna, i cosiddetti “Strenae”, da dove derivano le “Strenne” natalizie.

La tradizione dello scambio dei regali e dei festeggiamenti gozzoviglianti ricchi di pasti abbondanti e buon vino deriva proprio dalla tradizione romana, più che da quella pagana legata al Solstizio d’Inverno, ma l’unione delle varie tradizioni è ciò che compone il festeggiamento del Natale moderno.

Da noi è una festività che è sempre stata molto sentita! Quando c’erano ancora i miei genitori andavamo da mia zia per mangiare tutti insieme, (lei mi lasciava sempre un regalo dentro al piatto) e rimanevo ipnotizzata nel guardare il Ceppo ardere nella sua stufa, non mettevamo molte decorazioni o lucine, ma in montagna nevicava sempre e l’atmosfera era sempre magica e suggestiva.

Da sposata con la mia dolce metà abbiamo fin’ora passato le vacanze invernali sempre a Torino, ma quest anno abbiamo deciso di ritagliarci qualche giorno per stare in montagna e tornare nella casa dei miei, dopo esserci messe d’accordo con mio fratello con cui dividiamo la casa (ormai usata per lo più per le vacanze). Un weekend di Novembre siamo salite proprio per mettere le decorazioni, abbiamo “preso” il periodo post Capodanno fino all’Epifania, mentre mio fratello probabilmente starà su dal Solstizio fino al 27.

“il centro tavola” nella casa in montagna

Ovviamente essendo festa nazionale, anche se non credo nel giorno di Natale in se e nella data del 25, festeggio volentieri e soprattutto mi godo la possibilità di poter prendere ferie dal lavoro per un periodo più prolungato.

Solitamente festeggio con la mia dolce metà il 21/12 con una cenetta a tema e lo scambio di un regalo; in realtà lo “Yule Period” è molto ricco anche perché ci siamo sposate il 16 Dicembre amando profondamente questo momento dell’anno e praticamente è un festeggiamento continuo!

Infatti per l’anniversario o andiamo via in quel weekend oppure organizziamo una cenetta romantica, qualche giorno dopo, poi celebriamo il Solstizio d’Inverno – Yule che come dicevo solitamente festeggiamo noi due con una cena e lo scambio di un regalo, poi approfittando delle ferie condivise un po’ con tutti circa dal 23 in poi (veramente io lavoro anche il 24 quest anno ma va beh) iniziamo con cene e pranzi suddivise in parenti e amici; organizziamo spesso a casa nostra che è sempre decorata e accogliente, soprattutto in questo periodo, poi come si può non desiderare i manicaretti preparati da mia moglie? (Restate sintonizzati per leggere l’articolo: “Cosa si mangia a Yule”).

Vi saluto con una carrellata di foto dei nostri altari e decorazioni varie e la poesia da me scritta per Yule.

Scura come la sfera di una chiaroveggente
Notte senza fine
Color dell’oro le candele che la illuminano
Piccole fiammelle che richiamano il calore del Sole
Vestita d’Inverno siede la Signora sul fiume gelato
Osserva la vittoria del giovane Re Quercia nella sua lotta eterna
Doni vicino al ceppo vengon scartati
Stretti tra le mani calici ricolmi di sogni

2 pensieri su “Yule

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